030217 - GenovaCresce

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L'incontro fa parte del ciclo "CULTURA" organizzata dal Dipartimento Cultura del team GenovaCresce.

Lo scrittore Fabio Bozzo presenta il suo libro storico:
UCRAINA IN FIAMME
le radici una crisi annunciata

Russia e Ucraina: due nazioni apparentemente ‘cugine’, ma due destini molto diversi e forse contrapposti? Due realtà statuali appartenenti ad uno stesso quadrante geopolitico, ma comunque destinate a marcare distanze siderali per quanto concerne il loro sviluppo interno e i loro rapporti con l’Europa, gli Stati Uniti e il resto del mondo? Russia e Ucraina: due anime slave destinate a mantenere gelidi rapporti a causa di mentalità e cultura molto differenti ed in virtù di contenziosi territoriali, militari ed energetici irrisolti? Quante domande occorre porsi per comprendere una delle più ingarbugliate situazioni venutasi a creare negli spazi sarmatici, ingannevolmente uniformi e descritti sapientemente da Tolstoj, dopo il crollo del regime comunista sovietico.
Ben venga, dunque, un libro, come quello di Fabio Bozzo, giovane storico e giornalista ligure, incentrato su questo tema.
Testo sintetico, quello da noi letto, ma comunque logico, esaustivo, finalizzato e ricco di utili note a margine. Un’analisi di pronta consultazione che, in coda alle migliaia di articoli e a qualche ponderoso, ma indigesto, ‘centone’ universitario pubblicati in questi ultimi anni sull’argomento, fa luce discreta e utile per comprendere al volo i perché di una contesa e per ipotizzare, nei limiti di ciò che è ragionevolmente immaginabile, i suoi possibili o probabili sbocchi. Dopo un’introduzione classica tesa a delineare i profili storico-culturali, etnografici e religiosi dell’Ucraina e della Russia, l’Autore entra nel vivo della materia raccontando, con stile asciutto e soprattutto scevro da passioni di parte, la nascita e l’evolversi di una crisi che - forse per la prima volta nella Storia - ha coinvolto e coinvolge tuttora l’attenzione e gli interessi di quell’Europa occidentale che - spesso a torto, almeno dopo il crollo del muro di Berlino - si è creduta distante dagli avvenimenti che a partire dai primi anni Novanta hanno totalmente rivoluzionato il quadrante euroasiatico, favorendo, il risveglio di nazionalismi e particolarismi che nemmeno il regime sovietico riuscì mai ad eliminare del tutto. Non vi riuscì attraverso la violenza poliziesca, l’indottrinamento ideologico e l’imposizione di una innaturale condivisione di utopici e fallimentari orizzonti economico-culturali (ricordiamo, a questo proposito, che, per circa settant’anni, il credo marxista assopì soltanto l’anelito identitario di realtà specifiche ed aventi una propria anima nazionale come l’Ucraina, i Paesi Baltici, la Bielorussia o la Moldavia, per citarne soltanto alcune). Tentativo fallito, quello sovietico, al pari di quello messo in atto, seppur con modalità diverse, dal regime comunista iugoslavo di Tito, pervicacemente attivo nella prassi di annullamento di realtà nazionaliste indelebili come quelle della Slovenia, della Croazia e della Bosnia Erzegovina:, che all’indomani della morte del dittatore montenegrino, sono risorte, seppure nel sangue di una lunga guerra civile. Ma torniamo al testo di Bozzo. Crisi di Crimea del 2014. La penisola affacciata sul Mar Nero, la cui popolazione è per maggioranza di etnia russa, si stacca dall'Ucraina in seguito ai disordini locali e all'intervento militare russo come reazione all'esautoramento nel febbraio 2014 del presidente Viktor Janukovyč. L’Occidente si schiera dalla parte di Kiev e Mosca si sente minacciata da un possibile allargamento dell’Alleanza Atlantica a Est. E Putin tenta di impedire che l’Ucraina, dopo essersi associata all’Unione Europea, entri definitivamente nell’orbita occidentale, anche per ciò che concerne gli aspetti della sicurezza e della difesa; ma con il passare del tempo, la Russia inizia a pagare pesantemente i costi di questa strategia. A causa delle sanzioni imposte dall’Occidente e complice il crollo del prezzo del petrolio, la sua economia boccheggia, il rublo scivola verso il basso e l’inflazione sale. Si aprono scenari di guerra mai previsti da alcun esperto di geopolitica. Nel suo rapporto annuale, l’International Institute for Strategic Studies mette in guardia circa uno scontro inedito tra Russia e Nato, spalleggiata dagli Usa. Nonostante le immagini satellitari raccolte dall’Alleanza Atlantica, il presidente Putin nega di avere inviato truppe o armi ai ribelli filorussi nell’est del Paese, che pure sembrano godere di un vantaggio tecnico-tattico sulle forze regolari ucraine. Sempre secondo L’I.I.S.S., la strategia adottata dal Cremlino risulterebbe, tuttavia, pericolosa e tale da indurre l’Europa occidentale e gli Stati Uniti ad intervenire (o meglio, a minacciare un intervento a protezione di un governo, quello di Kiev che compensa parzialmente un’endemica crisi economica con la posizione strategica del suo territorio, attraverso il quale passano le condutture che portano il gas russo in Europa). Dopo essersi assicurato il controllo della Crimea, e frenato - nonostante le proteste della UE, e Germania in testa (che, nonostante tutto, mantiene lucrosi interessi commerciali con Mosca) - lo sviluppo ucraino attraverso una possibile concessione di autonomia alle province russofone, il leader Putin, temendo uno strangolamento progressivo da parte della UE e degli Stati Uniti, avvia intensi rapporti diplomatici e di cooperazione con quei movimenti di Destra o Sinistra che si oppongono all’attuale assetto di Bruxelles (principalmente il Front National di Marine Le Pen, in Francia e Syriza, in Grecia). E nel contempo interviene militarmente in Siria, al fianco di Assad e contro l’Isis, per fare comprendere al mondo e agli Usa in primis il ruolo della Santa Madre Russia nell’ambito della lotta al terrorismo islamico, facendogli in tal modo guadagnare il plauso di Israele e l’odio della Turchia. Ora, come annota Bozzo a proposito del fattore Crimea (che è soltanto uno dei tanti punti di attrito tra Mosca e Kiev), sarà molto difficile che nel prossimo futuro la situazione tra Ucraina e Russia creatasi nel 2014 veda sostanziali cambiamenti. La popolazione della strategica penisola è, come si è detto, a maggioranza russa e Mosca ha speso troppo del suo prestigio nel recupero della regione. Questo è il motivo per cui Putin sarà ben lieto di abbandonare (nei fatti se non a parole) i russofoni dell'Est ucraino. Mentre dal canto loro, Washington e Bruxelles sanno che umiliare il Presidente russo, oltre che sconsigliabile, potrebbe causarne la caduta. Zar Vladimir – come annota Bozzo - non è amato per niente dalla leadership occidentale, che tuttavia ha ormai imparato a capire il suo modus operandi e la logica delle sue azioni. Per tali ragioni, nonostante la rivalità di fondo, l'Occidente cercherà di tenersi stretto “il prezioso nemico”, in loco della nebulosa che apparirebbe all'orizzonte di una sua deposizione. Conflittualità etnico-culturale, interessi economici, energia, spinoso ed ambiguo intreccio dei rapporti con l’Europa, prestigio nazionale e sua tutela sono in sostanza le ragioni di un conflitto, quello tra Russia e Ucraina, molto particolare, che ha provocato la morte di migliaia di persone e che è ben lungi dall’essersi risolto, nonostante le molteplici tregue e i lunghi negoziati mediati, nel 2015, da Francia e Germania, con alle spalle la Nato e il colosso americano in attesa di intervenire, anche militarmente, se necessario, a tutela del Governo di Kiev. Soluzione, quest’ultima, che potrebbe risultare molto azzardata se non disastrosa. Il testo di Fabio Bozzo getta un lampo di luce su una porzione di brumosa Eurasia che è forse in fase di mutazione genetica. Quello che un tempo appariva agli occhi degli occidentali come un monolite geopolitico non è più tale. La Russia non è più l’Urss, ma una nuova, grande potenza cristiano-ortodossa e l’Ucraina, anch’essa cristiana, non è più soltanto una nominale repubblica sovietica, ma un vasto Stato proteso, per tradizione antica, a dialogare con l’Ovest. Occorrerà vedere in quale misura quest’ultima tendenza, divenuta per Kiev impellente, sarà avvallata da Mosca, perché qui sta il problema, inedito. Mai nella sua Storia la Russia ha, infatti, tollerato eccessive intromissioni esogene occidentali nelle steppe dal ricco sottosuolo, preferendo dialoghi ed interscambi magari proficui, ma sempre gestiti a debita distanza.

Venerdi 03 febbraio 2017 - ore 18.00
presso i Bagni Italia - "Sala Confernze" - Corso Italia 9 - Genova

Saluti: Claudio Eva
Relatore: Alberto Rosselli
Moderatore: Fabrizio Graffione

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