L'incontro fa parte del ciclo "CULTURA" organizzata dal Dipartimento Cultura del team GenovaCresce.
Lo scrittore Fabio Bozzo presenta il suo libro storico:
UCRAINA IN FIAMME
le radici una crisi annunciata
Russia
e Ucraina: due nazioni apparentemente ‘cugine’, ma due destini molto
diversi e forse contrapposti? Due realtà statuali appartenenti ad uno
stesso quadrante geopolitico, ma comunque destinate a marcare distanze
siderali per quanto concerne il loro sviluppo interno e i loro rapporti
con l’Europa, gli Stati Uniti e il resto del mondo? Russia e Ucraina:
due anime slave destinate a mantenere
gelidi rapporti a causa di mentalità e cultura molto differenti ed in
virtù di contenziosi territoriali, militari ed energetici irrisolti?
Quante domande occorre porsi per comprendere una delle più ingarbugliate
situazioni venutasi a creare negli spazi sarmatici, ingannevolmente
uniformi e descritti sapientemente da Tolstoj, dopo il crollo del regime
comunista sovietico.
Ben venga, dunque, un libro, come quello di Fabio
Bozzo, giovane storico e giornalista ligure, incentrato su questo tema.
Testo sintetico, quello da noi letto, ma comunque logico, esaustivo,
finalizzato e ricco di utili note a margine. Un’analisi di pronta
consultazione che, in coda alle migliaia di articoli e a qualche
ponderoso, ma indigesto, ‘centone’ universitario pubblicati in questi
ultimi anni sull’argomento, fa luce discreta e utile per comprendere al
volo i perché di una contesa e per ipotizzare, nei limiti di ciò che è
ragionevolmente immaginabile, i suoi possibili o probabili sbocchi. Dopo
un’introduzione classica tesa a delineare i profili storico-culturali,
etnografici e religiosi dell’Ucraina e della Russia, l’Autore entra nel
vivo della materia raccontando, con stile asciutto e soprattutto scevro
da passioni di parte, la nascita e l’evolversi di una crisi che - forse
per la prima volta nella Storia - ha coinvolto e coinvolge tuttora
l’attenzione e gli interessi di quell’Europa occidentale che - spesso a
torto, almeno dopo il crollo del muro di Berlino - si è creduta distante
dagli avvenimenti che a partire dai primi anni Novanta hanno totalmente
rivoluzionato il quadrante euroasiatico, favorendo, il risveglio di
nazionalismi e particolarismi che nemmeno il regime sovietico riuscì mai
ad eliminare del tutto. Non vi riuscì attraverso la violenza
poliziesca, l’indottrinamento ideologico e l’imposizione di una
innaturale condivisione di utopici e fallimentari orizzonti
economico-culturali (ricordiamo, a questo proposito, che, per circa
settant’anni, il credo marxista assopì soltanto l’anelito identitario di
realtà specifiche ed aventi una propria anima nazionale come l’Ucraina,
i Paesi Baltici, la Bielorussia o la Moldavia, per citarne soltanto
alcune). Tentativo fallito, quello sovietico, al pari di quello messo in
atto, seppur con modalità diverse, dal regime comunista iugoslavo di
Tito, pervicacemente attivo nella prassi di annullamento di realtà
nazionaliste indelebili come quelle della Slovenia, della Croazia e
della Bosnia Erzegovina:, che all’indomani della morte del dittatore
montenegrino, sono risorte, seppure nel sangue di una lunga guerra
civile. Ma torniamo al testo di Bozzo. Crisi di Crimea del 2014. La
penisola affacciata sul Mar Nero, la cui popolazione è per maggioranza
di etnia russa, si stacca dall'Ucraina in seguito ai disordini locali e
all'intervento militare russo come reazione all'esautoramento nel
febbraio 2014 del presidente Viktor Janukovyč. L’Occidente si schiera
dalla parte di Kiev e Mosca si sente minacciata da un possibile
allargamento dell’Alleanza Atlantica a Est. E Putin tenta di impedire
che l’Ucraina, dopo essersi associata all’Unione Europea, entri
definitivamente nell’orbita occidentale, anche per ciò che concerne gli
aspetti della sicurezza e della difesa; ma con il passare del tempo, la
Russia inizia a pagare pesantemente i costi di questa strategia. A causa
delle sanzioni imposte dall’Occidente e complice il crollo del prezzo
del petrolio, la sua economia boccheggia, il rublo scivola verso il
basso e l’inflazione sale. Si aprono scenari di guerra mai previsti da
alcun esperto di geopolitica. Nel suo rapporto annuale, l’International
Institute for Strategic Studies mette in guardia circa uno scontro
inedito tra Russia e Nato, spalleggiata dagli Usa. Nonostante le
immagini satellitari raccolte dall’Alleanza Atlantica, il presidente
Putin nega di avere inviato truppe o armi ai ribelli filorussi nell’est
del Paese, che pure sembrano godere di un vantaggio tecnico-tattico
sulle forze regolari ucraine. Sempre secondo L’I.I.S.S., la strategia
adottata dal Cremlino risulterebbe, tuttavia, pericolosa e tale da
indurre l’Europa occidentale e gli Stati Uniti ad intervenire (o meglio,
a minacciare un intervento a protezione di un governo, quello di Kiev
che compensa parzialmente un’endemica crisi economica con la posizione
strategica del suo territorio, attraverso il quale passano le condutture
che portano il gas russo in Europa). Dopo essersi assicurato il
controllo della Crimea, e frenato - nonostante le proteste della UE, e
Germania in testa (che, nonostante tutto, mantiene lucrosi interessi
commerciali con Mosca) - lo sviluppo ucraino attraverso una possibile
concessione di autonomia alle province russofone, il leader Putin,
temendo uno strangolamento progressivo da parte della UE e degli Stati
Uniti, avvia intensi rapporti diplomatici e di cooperazione con quei
movimenti di Destra o Sinistra che si oppongono all’attuale assetto di
Bruxelles (principalmente il Front National di Marine Le Pen, in Francia
e Syriza, in Grecia). E nel contempo interviene militarmente in Siria,
al fianco di Assad e contro l’Isis, per fare comprendere al mondo e agli
Usa in primis il ruolo della Santa Madre Russia nell’ambito della lotta
al terrorismo islamico, facendogli in tal modo guadagnare il plauso di
Israele e l’odio della Turchia. Ora, come annota Bozzo a proposito del
fattore Crimea (che è soltanto uno dei tanti punti di attrito tra Mosca e
Kiev), sarà molto difficile che nel prossimo futuro la situazione tra
Ucraina e Russia creatasi nel 2014 veda sostanziali cambiamenti. La
popolazione della strategica penisola è, come si è detto, a maggioranza
russa e Mosca ha speso troppo del suo prestigio nel recupero della
regione. Questo è il motivo per cui Putin sarà ben lieto di abbandonare
(nei fatti se non a parole) i russofoni dell'Est ucraino. Mentre dal
canto loro, Washington e Bruxelles sanno che umiliare il Presidente
russo, oltre che sconsigliabile, potrebbe causarne la caduta. Zar
Vladimir – come annota Bozzo - non è amato per niente dalla leadership
occidentale, che tuttavia ha ormai imparato a capire il suo modus
operandi e la logica delle sue azioni. Per tali ragioni, nonostante la
rivalità di fondo, l'Occidente cercherà di tenersi stretto “il prezioso
nemico”, in loco della nebulosa che apparirebbe all'orizzonte di una sua
deposizione. Conflittualità etnico-culturale, interessi economici,
energia, spinoso ed ambiguo intreccio dei rapporti con l’Europa,
prestigio nazionale e sua tutela sono in sostanza le ragioni di un
conflitto, quello tra Russia e Ucraina, molto particolare, che ha
provocato la morte di migliaia di persone e che è ben lungi dall’essersi
risolto, nonostante le molteplici tregue e i lunghi negoziati mediati,
nel 2015, da Francia e Germania, con alle spalle la Nato e il colosso
americano in attesa di intervenire, anche militarmente, se necessario, a
tutela del Governo di Kiev. Soluzione, quest’ultima, che potrebbe
risultare molto azzardata se non disastrosa. Il testo di Fabio Bozzo
getta un lampo di luce su una porzione di brumosa Eurasia che è forse in
fase di mutazione genetica. Quello che un tempo appariva agli occhi
degli occidentali come un monolite geopolitico non è più tale. La Russia
non è più l’Urss, ma una nuova, grande potenza cristiano-ortodossa e
l’Ucraina, anch’essa cristiana, non è più soltanto una nominale
repubblica sovietica, ma un vasto Stato proteso, per tradizione antica, a
dialogare con l’Ovest. Occorrerà vedere in quale misura quest’ultima
tendenza, divenuta per Kiev impellente, sarà avvallata da Mosca, perché
qui sta il problema, inedito. Mai nella sua Storia la Russia ha,
infatti, tollerato eccessive intromissioni esogene occidentali nelle
steppe dal ricco sottosuolo, preferendo dialoghi ed interscambi magari
proficui, ma sempre gestiti a debita distanza.
Venerdi 03 febbraio 2017 - ore 18.00
presso i Bagni Italia - "Sala Confernze" - Corso Italia 9 - Genova
Saluti: Claudio Eva
Relatore: Alberto Rosselli
Moderatore: Fabrizio Graffione
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